Ken

L’Aikido si pratica a mani nude e se lo studio sistematico delle armi non è indispensabile alla progressione, oltre al fascino che può esercitare il lavoro del Bokken, è auspicabile che ogni praticante possieda una minima base nell’uso delle armi tradizionali, al fine di identificare in modo più concreto i principi del Budo, l’origine della gestualità dell’Aikido ed i riferimenti culturali legati alla sciabola giapponese.

 LA SCIABOLA E’ LO SPIRITO DEL BUDO è il Giappone stesso, mitologico, feudale, moderno e contemporaneo. Interessarsi alla sua cultura equivale ad entrare nella sua leggenda, impregnarsi dello spirito del Budo. 

Capire la relazione con la sciabola significa penetrare in ciò che di più ricco possiede l’anima Giapponese. Se la sciabola resta il riferimento quasi unico delle arti marziali giapponesi è anche perché è sinonimo di una moltitudine di termini: combattimento sicuramente, ma anche e soprattutto spirito e rigore, rispetto e prudenza, valori morali, nobiltà, onore, etica, splendore ecc…

 Quanto a noi, a meno che parallelamente non ci interessino il LAI-DO, IL BATTO JUTSU o il KENDO, ciò che ci riguarda è la sciabola di legno, il Bokken, che può essere parte integrante dei nostri studi, a diversi livelli, ognuno a seconda del proprio interesse. 

Personalmente dopo essermi iniziato al Kendo e al Lai-Do, poiche l’Aikikai non organizzava corsi di Bokken, l’approccio più in relazione con la gestualità dell’Aikido, ho avuto il privilegio di incontrare il maestro MINORU INABA, allievo diretto del Maestro YAMAGUCHI nonché talentuoso professore di Ken-Jutsu della scuola KASHIMA SHINRYU. 

Questo incontro è stato una rivelazione. Lo stile incisivo, diretto, puro e molto marziale di questa scuola ha dato corpo e consistenza alla mia pratica nell’Aikido e mi ha maggiormente avvicinato all’insegnamento del Maestro YAMAGUCHI, lui stesso praticante di questa scuola. Le mie scelte per lo studio del ken dipesero in parte dai consigli del mio Maestro che sperava io diventassi un professore di Aikido più che un rappresentante di Ryu, ho concentrato il mio insegnamento del Bokken sulle forme ed i principi che mi sembravano più adatti alla mia ricerca, tralasciando volontariamente certi Kata di Ke-Jutsu troppo particolari del Kashima, sviluppando altre forme più personali e facilmente assimilabili da tutti i praticanti, qualsiasi sia il loro interesse per il Bokken. 

Benche sia stato vivamente sollecitato per diversi anni, non ipotizzavo di produrre un libro o un video sul Bokken considerato che: contrariamente all’Aikido codificato e universale, la pratica del Ken è maggiormente legata ai sistemi delle varie scuole, spesso molto diverse le una dalle altre.

 In mancanza di una progressione ufficiale soddisfacente era difficile sia non urtare delle sensibilità sia non interferire con forme diverse dalle mie, seppur ugualmente rispettabili. Non è che dopo più di un quarto di secolo di insegnamento,ed in ragione di una vasta audacia in uno stile di pratica trasmesso da numerosi professori che mi sono preso la libertà di produrre un video nella prospettiva di orientare e consolidare la tecnica dei praticanti verso delle forme comuni ed evolutive. 

Questo video è stato concepito come un mezzo didattico che spero risulti il più chiaro possibile. Le posizioni di base sono presentati molto in dettaglio e le tecniche di Aikiken selezionate sono classiche e leggibili senza problemi da ogni praticante, qualsiasi sia il livello o lo stile d’origine. Numerose varianti ed alcuni concatenamenti più sofisticati derivanti dalle tecniche più semplici completano l’Aikiken. Seguono alcuni Kata di Ken-Jutsu attinti da differenti serie che sembrano particolarmente indicate a coloro che desiderano avvicinarsi alle forme ed allo spirito del Ken-Jutsu. 

Per concludere,sotto diversi angoli, molto dettagliati, il Kihon-Jutsu: la serie di 5 Kata di base del Kashima Shinryu. Se ho intitolato questo video K7 “le mie scelte per lo studio del Ken” è proprio per precisare che sono le mie, identificate in rapporto ad un livello generale attuale e ad una progressione minima auspicabile. Questo video non deve in nessun caso essere considerato come una progressione ufficiale o un’opera di riferimento, piuttosto come la continuità di uno studio ed una proposta tra le altre.

Christian Tissier

Jo

Antico come l’uomo, l’uso del bastone è stato sin dalla notte dei tempi lo strumento di offesa più usato dall’umanità intera in ogni parte del mondo. Il bastone nella storia ha assunto le forme e le dimensioni più disparate che andavano da semplici clave a lunghi bastoni appuntiti. In particolare il bastone in legno, ha sempre offerto all’uomo un mezzo per migliorare le proprie capacità di combattente.

 

 La leggenda

 

Restando prettamente in suolo giapponese, ci sono numerosi documenti che testimoniano l’interesse e l’assiduo utilizzo di quest’arma da parte del bushi giapponese tant’è che la “paternità” di questo sistema di combattimento con il bastone la si attribuisce ad un grande bushi (guerriero) vissuto nel 16° secolo di nome Muso Gonnosuke Katsuyoshi. Egli, dopo essersi formato nel Tenshin Katori Shinto Ryu Kenjutsu ed aver conosciuto Kashima Bizen no Kami, decise che per approfondire e testare la sua preparazione doveva errare e dedicarsi allo musha shugyo (allenamento austero), cioè il viaggio che il guerriero intraprende per alimentare le proprie conoscenze e capacità. Proprio durante il viaggio Gonnosuke incontra quello che è unanimemente considerato il miglior esperto di spada dell’epoca (e forse di tutti i tempi se consideriamo la scherma nipponica), Miyamoto Musashi, dal quale fu battuto facilmente. Questo incontro segnò profondamente il giovane Gonnosuke, motivandolo ancor più a migliorare le proprie qualità per poter rivaleggiare con Musashi; quindi riprese il suo cammino, ma stavolta con un obbiettivo in più.  La leggenda vuole che il guerriero giunca nel suo peregrinare in cerca di ispirazione  presso il Monte Homan, luogo di ritiro anche religioso. Qui dopo aver meditato per ben 37 giorni ebbe un sogno (o una visione) che gli regalò quella grande intuizione che avrebbe legato il nome di Gonnosuke alla leggenda: utilizzare un bastone di legno di 4 shaku, 2 sun, 2 bu (poco più di un metro) in luogo della spada. Il sogno gli rivelava che con quell’arma potesse affrontare qualsiasi spadaccino, e dobbiamo ritenere che l’intuizione si sia rivelata giusta se ci affidiamo all’epica: pare infatti che dopo aver perfezionato le tecniche da utilizzare con la nuova arma abbia di nuovo affrontato e (stavolta) sconfitto Musashi.

 

 L’arma e l’utilizzo

 

Tralasciando la leggenda e rimanendo in un contesto prettamente pratico si può dire che l’uso del bastone (jo) si differenzia da quello della spada (ken) per la lunghezza dell’arma (circa 128 centimetri). Il bastone può oltretutto venir lasciato scorrere tra le mani per tutta la sua lunghezza permettendo così innumerevoli variazioni della forma tecnica, mentre la spada è legata essenzialmente a logiche di taglio o affondo. Tra persone non introdotte nella materia, può nascere l’impressione che le tecniche di bastone siano più varie e complicate che le tecniche di spada, ciò che non collima non la realtà, in quanto le difficoltà tecniche inerenti la spada sono di tutt’altra natura. Soltanto l’estrarre la spada dal fodero, ad esempio, richiede tali accorgimenti da rendere ciò un’arte a sé (iaido). La padronanza di ken e jo richiede molta esperienza e assiduo esercizio, ed entrambe queste armi offrono la possibilità di migliorare sensibilmente i movimenti di tai-jutsu. il jo è usato nell’Aikido in vari modi: come un’estensione del nostro braccio, come un’arma da neutralizzare o come uno strumento di coordinamento.

 

Tanto

Il Tanto, si può intendere come la replica lignea del wakizashi, la spada corta dei samurai o comunque un lungo coltello da combattimento.
Nell’Aikido è studiato perlopiù nelle tecniche in cui l’attacco è portato con quest’arma e la difesa è a mani nude.